Se state leggendo questo articolo probabilmente è anche grazie al rame. In una società sempre più connessa ed elettronica questo prezioso metallo è diventato sempre più diffuso e richiesto per via dell’utilizzo che ne viene fatto per cavi e collegamenti e il suo prezzo, nei mercati e nelle borse mondiali, è diventato sempre più interessante.
A mettere gli occhi sul rame però non ci sono solo imprenditori e fondi di investimento ma anche i malviventi, sempre attenti alle opportunità che il mercato nero può offrire.
I furti di rame sono in crescita e causano danni ingenti soprattutto agli enti pubblici (Ferrovie dello Stato in primis) ma anche ai viaggiatori dei treni (costretti a subire ritardi e cancellazioni) e ai privati.
Furti di rame, i numeri
Non è facile fare una stima del fenomeno, anche se dal 2013 c’è un occhio vigile su questo reato: l’Osservatorio nazionale sui furti di rame. L'Osservatorio si propone di favorire sinergie tra Forze dell'Ordine, Agenzia delle Dogane e le società maggiormente esposte al fenomeno dei furti (FS Italiane, Telecom Italia, Enel e Federazione delle imprese elettriche ed elettroniche).
Nel 2020 i numeri relativi ai risultati alle attività di contrasto a questo fenomeno, secondo questo tavolo di lavoro, sono stati impressionanti: 4.163 depositi di rame controllati, 191.703 kg di materiale trafugato recuperati, 802 persone indagate, di cui 171 arrestate.
E si tratta solo della punta dell’iceberg.
I furti di rame sono molte volte effettuati in piccola scala e raramente si riesce a risalire ai responsabili.
Tra disservizi e costi di riparazione i furti di rame sono un vero e proprio problema, sempre meno confinato ai soli servizi pubblici.